Trattato di Osimo, perché è “l’Ultimo Tradimento”

Più che “Trattato di Osimo”, quello che riguarda la perdita delle terre istriane del 10 novembre 1975 dovrebbe chiamarsi ‘Trattato della Notte’, per i danni subìti dalla comunità italiana costretta a rinunciare alle proprietà e poi a rimborsi ed indennizzi in modo assolutamente ingiusto. Anche perché le trattative furono condotte da un funzionario del ministero del commercio e non dal Ministero degli Affari esteri italiano, di notte appunto, nella villa del Conte Leopardi, in gran segreto come fosse un’operazione losca, senza che la stampa se ne occupasse, e fece dei danni notevoli scontentando gli italiani dell’Istria che ancora oggi attendono giustizia.

Organizzata dal Coordinamento regionale per le Marche dell’Unione degli Istriani, l’evento “Trattato di Osimo, l’ultimo tradimento” a Palazzo Campana di Osimo, ha visto la partecipazione come relatori del Coordinatore Emanuele Piloni, di Stefano Pilotto dell’Università di Trieste, del Presidente Unione Istriani Massimiliano Lacota e del Senatore Roberto Menia, a cui si deve fra l’altro la legge per l’istituzione del Giorno del Ricordo per i martiri delle foibe.

Presenti nella Sala delle Quattro Colonne in prima fila il Segretario Generale Raffaele Tamaro, il Vicecoordinatore regionale Luciano Hinna, la senatrice Elena Leonardi, l’eurodeputato Carlo Ciccioli, l’assessore regionale Giacomo Bugaro e il Viceprefetto di Ancona dott.ssa Francesca Piccolo, il Luogotenente della Capitaneria di porto di Ancona Giancarlo Calisi e numerosi soci che hanno riempito ogni posto dimostrando attenzione e interesse per tali temi.

Argomenti storici, senz’altro, ma anche un rinnovato messaggio: la Jugoslavia, firmataria di quello sciagurato Trattato, non esiste più e urge rimettere i termini del patto sul tavolo, riformulando ogni articolo e ogni richiesta. E’ richiesta sacrosanta, urgente e supportata da fatti ineccepibili.

Le ampie relazioni, moderate dal giornalista Luca Guazzati, hanno illustrato le vicende storiche e politiche che hanno portato alla firma del Trattato di Osimo e del successivo Accordo di Roma del 1983, mai rispettati dalla Jugoslavia, che ha versato solamente 17 dei 110 milioni di dollari di risarcimento previsti. Inoltre, poi, la Slovenia ha disposto una somma depositata a Lussemburgo, mai accettata dal Governo Italiano, che ad oggi non si sa che fine abbia fatto. Mentre addirittura la Croazia non ha pagato mai nemmeno un centesimo rispetto a quanto dovuto. Eppure sono le due nazioni eredi della fallita repubblica del dittatore Tito.

Inoltre,restano e pesano come macigni, le tantissime anomalie di quella firma: concessioni territoriali illegittime con danni al patrimonio; ancora la questione delle terre irredente (che andava avanti dal RISORGIMENTO!); l’esclusione dei Triestini dalla trattativa che confermava l’accordo come un’imposizione dall’alto; la confusione della “doppia sovranità” su quelle aree, con status giuridico e amministrativo complesso che non soddisfaceva del tutto nessuna delle due parti, né italiani né jugoslavi.

Gli argomenti hanno destato grande interesse, ma scalpore hanno fatto in platea i passaggi tragici di una popolazione martoriata, dagli eroi dell’Irredentismo alle foibe causate dalle persecuzioni del dittatore Tito. Undicimila morti ammazzati, trecentomila italiani costretti a emigrare, scacciati dalle loro case perché considerati tutti fascisti. Eppure erano italiani, popolazioni autoctone, che abitavano lì da sempre. Questo tradimento del Trattato di Osimo, a distanza di 50 anni esatti, rappresenta la beffa dopo il danno e attende risposte: se non altro per inadempienza delle controparti e deve essere denunciato dall’Italia e rinegoziato!

 

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